Pietà e silenzio per i cinque morti della strage di
San Felice. Quattro assassinati e un omicida/suicida.
Una tragedia cittadina. Ci sarà modo per riflettere
sulle cause profonde. Ma ora è urgente impedire da
subito che altre morti simili possano avvenire. E'
necessario eliminare gli strumenti materiali che
rendono "possibili e facili" queste morti assurde.
Troppo armi sono presenti nelle case. Anziché garantire
sicurezza, le armi rendono più insicure le vite di
chi le possiede. Chiediamoci: perché un "tranquillo"
commercialista, con moglie e figli, possedeva tante
+pistole? Con quale motivazione ha chiesto e ottenuto
il porto d'armi?
Ora è tragicamente evidente a tutti che
l'insicurezza maggiore è proprio all'interno delle
famiglie e delle case: i politici professionisti della
paura e della sicurezza, parleranno ancora di pericolo
clandestini? Riusciranno ancora a giustificare
provvedimenti ridicoli e inutili per garantire la
sicurezza di camminare tranquilli per strada (mentre il
pericolo vero, soprattutto per donne e minori, è
proprio nel momento in cui si entra a casa propria)?
La cultura della paura, del sospetto, della
"sicurezza", porta con sé il germe perverso della difesa
a tutti i costi dalle possibili aggressioni, e questo
favorisce il proliferare di armi di difesa personale, che
poi si trasformano, nell'occasione del delirio o della
perdita di lucidità, in strumenti assassini per ammazzare
proprio gli affetti più vicini.
E' la cultura delle armi che va abolita, subito.
Purtroppo, invece, proprio in questi giorni a Verona le
armi vengono presentate come un modello per i giovani. E'
scandaloso che alla fiera Job lo stand più grande, più
visibili, e quindi più frequentato, sia proprio quello
dei militari, con tanto di esposizione di armi anche di
"difesa personale". Dal Job ci saremmo aspettati proposte
più educative, più costruttive, più positive. Non ci si
lamenti, poi, se crescono generazioni di giovani che non
sono in grado di risolvere i propri conflitti, che non
sanno riconoscere le proprie debolezze, i propri lati
oscuri, che diventati adulti non sanno gestire le
inevitabili crisi e ricorrono nei casi più estremi alla
furia omicida, utilizzando lo strumento più facile a
disposizione, l'arma.
Nel giorno di lutto cittadino, per i funerali dei
cinque familiari, ci aspettiamo che le autorità civili e
religiose sappiano individuare il disagio profondo di
una società che ha permesso alle armi di entrare
nell'intimità delle case al posto della capacità di
affrontare e risolvere i conflitti familiari con il
dialogo e la nonviolenza.
Mao Valpiana
Movimento Nonviolento
Verona
22 novembre 2008
26 novembre 2008
Strage di San Felice a Verona. Troppe armi nelle case.
Etichette:
Armi,
Omicidio,
Sicurezza,
Strage San Felice
23 novembre 2008
Chefquijote regala cuccioli!
E' giunto il momento di ...
..ADOTTARE (GRATUITAMENTE) UN CUCCIOLO DI HEIDI !!!
Vieni a vederli di persona a Lugagnano di Sona, Via De amicis 9, Verona
Per Info: http://icucciolidiheidi.blogspot.com/
9 novembre 2008
Tosi e la paletta per il parcheggio
Usata quella della scorta, niente multa
MILANO — L’allarme nel centro di Milano scatta intorno alle 18,30. C’è un’Audi A6 parcheggiata in sosta vietata, tra via Verri e via Montenapoleone. Ha i finestrini oscurati. E sul parabrezza una paletta del ministero dell’Interno. È una «zona sensibile», la macchina è sospetta. Arrivano le moto della polizia che pattugliano la zona, agenti in divisa e in borghese. Scattano tutte le verifiche, finché, una ventina di minuti dopo, spunta il proprietario dell’auto: il sindaco leghista di Verona, Flavio Tosi. «Mi dispiace— si scusa— è stata solo una leggerezza».
Tosi è sotto tutela, significa che ha la scorta, per quello nella sua auto c’è la paletta. Alla scena assistono decine di persone che passeggiano in centro. Il sindaco continua a scusarsi, poi al telefonino fa qualche chiamata sull’asse Milano-Verona-Roma. A quel punto la tensione si è già sciolta. Il centro di Milano è costantemente sotto controllo per il rischio terrorismo e rapine. Un contrassegno del Viminale (in questo caso prefettura di Verona) va controllato per accertarsi che sia vero. Per tutta la durata della discussione, l’uomo della scorta non si vede. E il sindaco si allontanerà poi da solo, al volante della sua auto. Un vigile aveva già scritto la multa, ma dopo gli accertamenti Tosi è stato «perdonato».
Tratto dal corriere della sera
MILANO — L’allarme nel centro di Milano scatta intorno alle 18,30. C’è un’Audi A6 parcheggiata in sosta vietata, tra via Verri e via Montenapoleone. Ha i finestrini oscurati. E sul parabrezza una paletta del ministero dell’Interno. È una «zona sensibile», la macchina è sospetta. Arrivano le moto della polizia che pattugliano la zona, agenti in divisa e in borghese. Scattano tutte le verifiche, finché, una ventina di minuti dopo, spunta il proprietario dell’auto: il sindaco leghista di Verona, Flavio Tosi. «Mi dispiace— si scusa— è stata solo una leggerezza».
Tosi è sotto tutela, significa che ha la scorta, per quello nella sua auto c’è la paletta. Alla scena assistono decine di persone che passeggiano in centro. Il sindaco continua a scusarsi, poi al telefonino fa qualche chiamata sull’asse Milano-Verona-Roma. A quel punto la tensione si è già sciolta. Il centro di Milano è costantemente sotto controllo per il rischio terrorismo e rapine. Un contrassegno del Viminale (in questo caso prefettura di Verona) va controllato per accertarsi che sia vero. Per tutta la durata della discussione, l’uomo della scorta non si vede. E il sindaco si allontanerà poi da solo, al volante della sua auto. Un vigile aveva già scritto la multa, ma dopo gli accertamenti Tosi è stato «perdonato».
Tratto dal corriere della sera
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