20 agosto 2007

Ora a Verona c’è un problema in più

Oggi, con l’intervento di polizia e carabinieri, ma con l’assenza dei vigili urbani, il fatiscente fabbricato di via Perini è stato posto sotto sequestro preventivo ed il centro sociale "La Chimica" è stato sgomberato.
Si conclude, quindi, il lungo processo iniziato già sotto l’amministrazione Zanotto ed ampiamente annunciato nella campagna elettorale di Tosi.
La passata amministrazione non era riuscita a portare a termine il suo disegno anche perché non compatta al suo interno e la nuova ne ha fatto un segno distintivo della sua natura repressiva e marcatamente di destra..
E’ così risolto un problema della città?
Nemmeno per idea, anzi, a mio parere, oggi, Verona ha un problema in più.
Infatti nell’ex scuola materna di Borgo Santa Croce, da anni era avviata un’esperienza di aggregazione giovanile, autogestita e molto partecipata con la quale si può essere più o meno d’accordo, ma che credo sia sbagliato ignorare o, peggio, reprimere.
Se poi il problema stava nel fatto che lo stabile fosse occupato, tutti sanno che la questione era facilmente superabile perché era matura la possibilità di un accordo tra le parti per regolarizzare la situazione.
Adesso non c’è più nemmeno l’alibi dell’occupazione illegale di uno spazio pubblico ed è ancora più evidente l’assoluta insufficienza della politica comunale a favore dei giovani, della loro espressione ed aggregazione.
Ancora una volta un bisogno legittimo come quello avanzato dalle giovani generazioni viene negato e represso.
Non è la prima volta che il centro sociale cittadino deve ricominciare il suo cammino e mi auguro che, anche questa volta, riesca a farlo pur nella nuova situazione.
Alla città rimane il problema di come rispondere alle istanze giovanili e rendersi conto che le politiche repressive, come quelle della nuova amministrazione, sono solo palliativi e non risolvono i problemi, ma li incancreniscono e li accrescono.
Rifondazione Comunista è impegnata perché questa musica cambi e chiede, a quanti sono disponibili, di fare in modo che nasca, in città, un’opposizione anche sociale all’amministrazione Tosi che, in perfetta coerenza con la sua natura, colpisce gli effetti, ma non le cause dei problemi e sa essere forte con i deboli, ma debole con i forti.


Fiorenzo Fasoli
Segretario provinciale di Rifondazione Comunista.

16 agosto 2007

Sondaggio Numero 1

Eccoci qui.. ho aspettato un pó prima di pubblicare i risultati del primo sondaggio per aver un sufficiente numero di votanti.

I votanti sono : 26.

Il sondaggio chiedeva : Cosa ha permesso a Flavio Tosi di avere un cosi largo consenso alle amministrative?

Le percentuali dicono :

- il 42,31% afferma che la vittoria é stata merito dell'incompetenza di Zanotto, insomma volenti o nolenti Paolo Zanotto ha firmato la fine della sua carriera ricandidandosi.

- a pari merito il 15,38% dei votanti credono che da una parte la vittoria netta di Flavio Tosi é dovuta alla sua politica seria e "con le palle", dall'altra la stessa percentuale crede che la maggioranza della popolazione veronese sia xenofoba e razzista e ció avrebbe contribuito a realizzare il loro sogno di avere un sindaco-sceriffo.

- il 7,69% dice simpaticamente che il tutto é dovuto al detto: "...Veronesi tutti matti!". Sempre al 7,69% un'altra parte dei votanti pensa ad una vittoria piú sportiva che politica: "Tosi ha vinto parché l'é un butel della curva"

- ed infine, ancora a pari merito, abbiamo un voto per queste tre risposte : "Ha vinto per il crescente malumore di fronte ad una politica poco vicina cittadini", "perché é il veronese medio" e "perché l'é un brav butel!"

Commento personale:

Non c'é dubbio che i cittadini veronesi abbiano preso le distanze da Zanotto e gli abbiano preferito una persona di maggior carisma e di maggior "visibilitá". Gli slogan leghisti hanno evidentemente fatto effetto, e tirare in ballo, ogni volta questo fosse stato possibile, come radice di ogni male veronese/italiano la presenza "passiva" ( la disoccupazione o l'occupazione.. ) o "troppo attiva"( atti di delinquenza ) di stranieri provenienti da qualunque nazione, purché "inferiore" alla nostra, ha convinto tutti a dare una spinta estremista e reazionaria ( ..certo non uso il termine "rivoluzionaria".. ) alla politica della cittá scaligera. Le accuse di razzismo e xenofobia non sono bastate ad evitare la sua presa di potere e questo mi porta innanzi a due possibili spiegazioni : i veronesi hanno sentito e sentono tutt'ora una paura del diverso sopra la media italiana e l'ideologia padana non ha fatto altro che incrementare questa avversione per il prossimo, d'altra parte l'organizzazione, l'efficienza ed i fondi vicini alle realtá politico-sociali dinnanzi all'emigrazione forse non sono state all'altezza delle aspettative veronesi. Forse esse non sono riuscite a cambiare un pensiero comune radicato, fin troppo, nelle terre padane. Una piccola percentuale di votanti parla della vittoria di Tosi come di un successo sportivo ed umano, ma tra questi preferisco chi vota una persona per motivi umani...non strettamente sportivi.

Buon dibattito

14 agosto 2007

La Ue: «L'Italia applichi le leggi sui Rom»


Replica a Prodi che aveva lamentato carenze legislative:
«Per l'integrazione delle minoranze etniche le regole ci sono»



Un gruppo di rom (Emmevi)
Un gruppo di rom (Emmevi)
BRUXELLES
- Dopo il rogo di Livorno nel quale sono morti quattro bambini Rom, si è aperta una frattura tra la Ue e Romano Prodi, che domenica aveva sottolineato come quello dei Rom fosse un problema politico complesso che l'Europa non aveva ancora risolto. «Per l'integrazione dei Rom e delle altre minoranze etniche in Europa si è fatto molto e ci sono regole molto chiare. Sta agli Stati membri, compresa l'Italia, rispettarle e attuarle in pieno» ha replicato la Commissione Ue al premier italiano.



PROCEDURA DI INFRAZIONE -
La portavoce del commissario Ue agli affari sociali, Vladimir Spidla, ha quindi ricordato come «contro l'Italia sia già da tempo aperta una procedura di infrazione proprio per non aver ancora recepito la direttiva europea contro le discriminazioni basate sulla razza e sull'etnia». Bruxelles invita quindi «a a fare di più e al più presto, soprattutto sul fronte della integrazione dei Rom nel nel mercato del lavoro». Il governo italiano - spiegano gli uffici del commissario Ue - ha tempo fino al prossimo 27 agosto per rispondere a Bruxelles sulla procedura di infrazione. A ricevere una lettera formale dalla Commissione Ue, lo scorso 27 giugno, sono stati 14 Paesi: oltre all'Italia, anche Spagna, Svezia, Repubblica Ceca, Estonia, Francia, Irlanda, Regno Unito, Grecia, Lituania, Polonia, Portogallo, Slovenia e Slovacchia.


INADEMPIENZE
- A tutti Bruxelles contesta di non aver adeguato la propria legislazione sulla minoranze etniche alle norme comunitarie. Quelle della direttiva "Razza e origine etnica", che l'Ue ha varato nel 2000 e che tutti gli Stati ammoniti non hanno ancora adeguatamente trasposto nel proprio ordinamento. La lista delle inadempienze denunciate dalla Commissione Ue è lunga. Negli Stati messi in mora da Bruxelles non sarebbero infatti garantiti a sufficienza - per minoranze come i Rom o i Sinti - l'integrazione nel mercato del lavoro, la formazione professionale, un'adeguata protezione sociale, l'istruzione. E anche l'accesso ai beni e ai servizi pubblici, compresi gli alloggi. All'Italia, poi, vengono contestati tre punti in particolare: la mancanza di condivisione dell'onere della prova, una limitata protezione contro gli abusi e le ritorsioni, una definizione sbagliata nella legge di molestie razziali.


LA REPLICA DI AMATO -
Il ministro dell'Interno, attraverso un comunicato, ha reso noto che «la direttiva comunitaria n. 43 del 2000 contro le discriminazioni etniche e razziali promossa dalla Presidenza Prodi è stata attuata dall'Italia con decreto legislativo n. 215 del 9 luglio 2003. Tale decreto del 2003 è stato ritenuto non soddisfacente rispetto a tre aspetti specifici della direttiva e per questo è stato oggetto dei rilievi sollevati in sede Ue. Si tratta di aspetti che vanno corretti e che, tuttavia, non riguardano la specifica questione dei Rom. In relazione ai Rom - prosegue il comunicato - è vero che l'Italia non ha riconosciuto loro i diritti delle minoranze, che la nostra legge conferisce alle sole minoranze linguistico-territoriali. D’intesa con la Presidenza del Consiglio, al Viminale è in corso da mesi il lavoro preparatorio, al quale stanno partecipando anche le associazioni che rappresentano gli stessi rom, per una conferenza prevista per il prossimo mese di ottobre in vista delle necessarie e giuste iniziative legislative. Una conferenza che servirà anche per cominciare a rimuovere i pregiudizi verso i rom e la generalizzata diffidenza nei loro confronti che hanno indotto sino ad ora ad ignorare il problema».


FERRERO: «SERVONO RISORSE»
- Sulla questione interviene nel frattempo anche il ministro della Solidarietà Sociale, Paolo Ferrero: «Al di là delle polemiche strumentali, è del tutto evidente che per affrontare efficacemente la vicenda Rom servono maggiori risorse economiche, anche nazionali, da destinare alle politiche sociali e di integrazione». «La situazione italiana è particolarmente grave - continua Ferrero - perché il governo Berlusconi negli anni scorsi non ha fatto nulla; sia perché a livello comunale accanto ad esperienze splendide, ve ne sono altre indegne di un paese civile».


Tratto dal Corriere della Sera... 14 agosto 2007

7 agosto 2007

Comunicato stampa

La “veronesità”, ovvero il partito del sindaco Tosi e di mons. Zenti

Occorre prendere atto che, in città, il partito dei sostenitori della cosiddetta “veronesità” è in continua espansione ed ormai annovera, tra i propri aderenti, anche personalità di spicco come il sindaco ed il vescovo.

Ma se il primo, da anni, ha costruito proprio su questa questione la propria battaglia politica, il secondo, appena arrivato, l’ha assunta come base di partenza per il suo lavoro.

Infatti, in un intervento sul quotidiano cittadino di qualche giorno fa, mons. Zenti, dopo aver esaltato, perfino con forme poetiche e liriche, lo spirito dei veronesi, arriva a dire che “insieme siamo una potenza”. Peccato però che si dimentichi di indicare contro chi, o a favore di cosa, questa potenza, seppur oggi ancora potenziale, dovrebbe essere impiegata dal momento che, oggettivamente, la giusta battaglia contro l’individualismo ed il corporativismo non può certo assorbirne tutta la capacità d’urto.

Ed allora cos’altro ci sta dietro alle affermazioni del vescovo?

A mio modo di vedere, nel suo argomentare, purtroppo, traspaiono espliciti riferimenti alla società identitaria che, di sicuro divide più di quanto non unisca.

Infatti tutti coloro, vecchi e nuovi, che non sono veronesi “de soca” come ama definirsi il vescovo, come si sentono in una realtà che esalta in maniera così esplicita ciò che a loro non appartiene?

Certo, a nessuno è chiesto di rinnegare la propria identità, ma credo sia perfino pericoloso innalzarne una a modello, inevitabilmente, a scapito delle altre.

Credo che il modo migliore di porsi in una realtà complessa e diversificata come ormai è anche Verona, sia certo quello di presentarsi con il proprio essere, senza infingimenti, ma con lo spirito di incontrare e conoscere chi ha diversi valori ed esperienze da portare, ma identici diritti da affermare.

Penso sia limitante e perfino sbagliato fermarsi ad esaltare il proprio modo di essere perché, in questa maniera, anziché incontrare si finisce per respingere l’altro, il diverso, il portatore di cultura ed esperienze differenti da quelle qui affermate.

Insomma, oggi a Verona c’è più bisogno di identità o di solidarietà, di chiusura o di apertura?

Per me la risposta è chiara ed anzi vorrei che la sensibilità solidaristica, come è chiamata da mons. Zenti, fosse dispiegata ogni volta che c’è un bisogno insoddisfatto e non solo nelle calamità come si può leggere nel suo testo.

Se poi si vuole effettivamente uscire dal provincialismo, allora è indispensabile modificare proprio quel modo di essere che sarà pure speciale, ma di sicuro è anche la madre dell’universalmente riconosciuto provincialismo veronese.

Insomma, secondo me, Verona ed i suoi abitanti sono chiamati, assieme, a costruire il proprio futuro che sarà più roseo e certo, tanto più questa città diventerà terra di incontro, di accoglienza, di reciproco riconoscimento, con una vera unità tra diversi piuttosto che una “turris eburnea” di intoccabile veronesità.

Fiorenzo Fasoli
Segretario provinciale di Rifondazione Comunista

Verona, 28/07/2007



Concordo pienamente con le parole di Fiorenzo. L'esaltazione di una identitá la maggior parte delle volte significa il disprezzo e l'emarginazione delle altre. Estremizzando atteggiamenti di questo tipo non mi é difficile intravedere mostruositá accadute nella Storia ( e non si parla di molti molti anni fa... ): vedete Rwanda ( Hutu - Tutsi ), Armenia ( Turchi - Armeni ), Germania ( non c'é bisogno che ricordi chi... ). Le tradizioni non vengono calpestate se si guarda alla novitá, allo straniero come una fonte di arricchimento personale e collettivo. La solidarietá, l'apertura sono valori indispensabili al giorno d'oggi! Saranno questi i valori che ci permetteranno di trovare la via della pace e della fratellanza. Di certo sindaci sceriffi e monsignori attenti alla "veronesitá" non danno l'idea di una grande apertura...forse é un bene? forse un male?

Opto per la seconda...